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Aleatico di Gradoli

Ultima modifica 12 dicembre 2023

Argomenti :
Turismo

Il DOC "Aleatico di Gradoli" fu istituito con decreto del 21/06/1972, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 22/08/1972, n 217.
Di colore rosso granato con tonalita' violacee; profumo finemente aromatico e caratteristico; sapore di frutto fresco, morbido, vellutato, dolce. Si abbina con pasticceria secca, crostate con confetture di frutta; il tipo liquoroso si accompagna anche con pasticceria alla crema di cioccolato.
Il vitigno dell'aleatico, l'unico con cui il disciplinare consentite di produrre tale vino, sembra sia stato introdotto nei Monti Volsini dagli Etruschi, che lo avrebbero acquisito dai Greci.


La leggenda dello stemma di Gradoli narra "Prima che il mondo fosse come oggi, dove il nostro magnifico lago rispecchia i colli olivati e ricchi di pampini, era un monte alto e dalla sua cima usciva un pennacchio ardente di fuoco misto a lava e cenere. L'interno del vulcano era vuoto e nelle ignee caverne danzavano diavoli e diavolesse. Poi il buon Dio volle sistemare le cose. Un terremoto squarciò i fianchi  del monte e li sovrappose, a destra ed a sinistra, alla pianura circostante e piogge torrenziali riempirono lo spento cratere. Lì fu il lago di Bolsena. Diavoli e diavolesse passarono così dal fuoco all'acqua e, non essendo esseri acquatici, fuggirono nuotando prima, inerpicandosi poi, sui poggi di Montefiascono e corsero fino al Bullicame, ove la terra li inghiottì ed attizzano ancora quel fuoco che riscalda le acque delle Terme Viterbesi. Ma un diavolo zoppo no potè seguire la turba e si arrampicò sui colli di ponente. Fatta poca strada, infreddolito, sparì sotto terra lasciando fuori piantato il suo bastone. Chi avesse dubbi in merito non ha che scendere dall'abitato alle Cannelle per vedere ancora il cunicolo che gli servì da passaggio e domandare il nome di quella contrada che per le apparizioni multiformi di quel diavoloo zoppo, si chiamò "Madonna della Paura". Ai raggi del sole benefico, in primavera, il bastone mise gemme e foglie; in autunno dai tralci sottili pendevano grappoli vellutati di uva squisita. L'Aleatico infatti ha nel grado alcoolico la forza infernale dei vulcani, nel glucosio il dolce nettare dei colli fioriti. Intanto dall'Oriente emigravano i primi popoli in cerca  di migliori pascoli e i più salubri luoghi. Giunti innanzi all'alberello portentoso si fermarono allarmati. Un leone dalla fulva criniera, arrampicato sui tralci, divorava i grappoli. Tra belva ed uomini s'impegno una furiosa lotta corpo a corpo, finchè la belva cadde sotto i pugni armati di pietre appuntite. Piacque il luogo, piacque il frutto, più ancora il succo fermentato del frutto e qui posero le loro tende i nostri progenitori. Uno di essi, in ricordo, tracciò sulla pietra rozzamente vite e leone. Di lì lo stemma araldico del nostro comune "Leone rampante su tralcio di vite in campo azzurro".  (Nicola Capotosti, Il Leone e la Vite, divagazioni gradolesi, Tipografia La Commerciale, Viterbo)


Foto Angelo Mariotti


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